martedì 8 maggio 2012

Partenza intelligente

L'imperativo è partire presto la mattina per evitare il caldo di questo sud del Marocco. E infatti la sveglia suona alle 6.30, ma non si sa come mai (anzi si sa...) riusciamo a partire solo alle 9 quando il termometro segna già 30 gradi.
Percorriamo 170 scorrevoli ed asfaltati chilometri fino a Tezzarine in un paio d'ore, fermandoci solo per rifornire The Drinkin' Mytho con qualche bottiglia di benzina da un vecchietto suonato e per scattare alcune foto ad un gregge di dromedari che bruca non si sa cosa lungo la strada.
Il programma studiato ieri sera prevedeva una partenza con il fresco ed una lunga sosta nel mezzogiorno per evitare di guidare nelle ore più calde: almeno su questo siamo precisi...con la scusa di fermarci per un tè ci areniamo in un improbabile "centro turistico" dotato di piscina, facendo nostra la zona ristorante e i provvidenziali divanetti per circa 4 ore.
Alziamo le stanche membra dai divani solamente per ingoiare svogliatamente gli immancabili spiedini di pollo allo zafferano (buonissima la cucina marocchina, ma sto cominciando ad andare in overdose da carne!)
A contribuire alla nostra apatia la televisione trasmette un film indiano doppiato (male) in lingua araba che nonostante i nostri sforzi proprio non riusciamo a non guardare e commentare.
Ripartiamo sotto un sole che continua a mordere feroce, mancano gli ultimi 90 km per arrivare a Zagora. I primi 30 di asfalto, il resto su una pista che costeggia la nuova strada in costruzione (mi ritorna alla mente il viaggio in patagonia, con i lunghi tratti di Ruta40 asfaltata pronta per essere aperta al traffico).
Il caldo è soffocante (37°) quasi quanto la polvere che si solleva al nostro passaggio. Chiudo il gruppo e per lunghi tratti non riesco a vedere la pista interpretandone il fondo in base ai movimenti di Claudio che mi precede. Quando si siede mi siedo, quando si alza in piedi faccio lo stesso, quando lo vedo sbandare per un momento mi aspetto una buca di sabbia.
Procediamo cosi per un pò, e ci fermiamo per riposare vicino ad un pozzo nei pressi del quale 2 bambine ci mostrano alcuni oggetti per venderceli. Sono chiaramente ninnoli donati da gente di passaggio perchè vanno dal braccialetto in ferro alla catenina jamaicana con la foglia di marjiuana, al porta cellulare con il simbolo berbero. Ma come si fa a non dare soddisfazione a queste 2 bimbe? La più piccola ha 2 occhi neri ed uno sguardo cosi serio che non è possibile resisterle...
Nere come i suoi occhi ed i suoi capelli sono le montagne che ci circondano, ora che siamo fermi possiamo alzare lo sguardo dalla strada e capire dove siamo. Nere le pietre che ricoprono il fondo della valle, eredi sbriciolate di un evidente passato vulcanico. Certo tutto questo nero non aiuta a rinfrescare la situazione...
L'arrivo a Zagora è un orgia di palme e di gente per strada, centinaia di ragazzini, meccanici in motorino che ci affiancano per offrirci i servizi della loro officina (ma perchè mai indicheranno la forcella del Pegaso intrisa di olio? Mah...). Dopo un lungo peregrinare avanti e indietro troviamo sistemazione in un modesto ma centrale albergo, le moto parcheggiate sporche e polverose nella hall.
Fa caldo, pure alle 9 di sera...mi sa che domani dovremo partire con il fresco :-)

1 commento:

  1. come la forcella intrisa d'olio !?!?!?!?!
    ma non aveva prontamente cambiato i paraoli prima di partire ...
    L.

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