lunedì 7 maggio 2012

Dune

La mattina è un po' surreale, per usare un eufemismo.

Mi sveglio alle 6, mosso da un incontenibile moto autolesionista: devo vedere l'alba nel deserto. La sera prima eravamo tutti d'accordo ("sì, sì, bella l'alba, bella!") e poi fuori sulla sabbia, con un freddo boia e i dromedari che ancora dormono (mica scemi, loro) ci ritroviamo solo io e Marco. Dopo un po' arriva anche Giacomo, ma s'è svegliato suo malgrado per la luce della finestra e vari disturbi influenzali/intestinali, per cui non vale.
E quindi diciamolo con onestà, che l'alba nel deserto è molto bella, ma se caschi dal sonno forse il tramonto è preferibile.

Arriva il tempo della colazione e ci si trova a decidere cosa fare. Non sembra esserci grande risoluzione nel gruppo, per cui decido che fare il bagno in piscina potrebbe essere un buon riempitivo in attesa che emerga l'Uomo Forte con la Decisione Giusta. E quindi eccoci qui, con la panza all'aria e i piedi ammollo, una coca ghiacciata in mano e un libro nell'altra, a 10 metri in linea d'aria dalle dune del deserto, su una sdraio sotto un'ombrellone di paglia. Se penso che due giorni fa stavamo cavando via la mia moto da un fossato, ricoperti di fango su un altopiano spazzato da venti gelidi, mi sembra un'altra vita. E' una mattina surreale, l'avevo premesso.

Dopo un po' di (meritatissimo) ozio, l'Uomo Forte finalmente si palesa: è Marco, che sostiene la necessità di andare a visitare Merzouga perché non si può mica venire fino in Marocco per poi stare a mollo in piscina, no? Che poi il fatto che ci abbia provato anche lui, a fare il bagno, ma non s'è portato il costume e ritenga che l'acqua sia troppo fredda non c'entra nulla, sicuramente.

Ma in questo momento egli è l'Uomo Forte, quello con un progetto in mente, non possiamo dire di no. Passa un po' di tempo ed eccoci di nuovo equipaggiati di tutto punto, caschi stivali e protezioni, che affrontiamo i km di sterrato che dall'albergo portano alla strada e a Merzouga. Che purtroppo -non me ne vogliano i simpatici marocchini- si rivela essere un vero cesso di paese. C'è poco o nulla, quattro case sgangherate in croce e un nugolo di tour-operator locali che cercano di venderti di tutto, dal giro in dromedario a quello in jeep, dalla visita al vicino laghetto agli adesivi del Marocco.

Ci fermiamo per il pranzo, non prima che Marco faccia il suo primo incontro con la sabbia vera: su una stradina secondaria che stavamo percorrendo alla ricerca di qualcosa di vagamente interessante da vedere, si imbatte per primo in un "vascone" di sabbia finissima, ci si insacca a passo d'uomo con il Transalp e cade come una pera cotta. (*)

Niente danni, niente bua, ma è comunque un momento importante perché è il primo contatto vero con la sabbia del deserto e ORA finalmente ciascuno capisce cosa vuol dire guidarci una moto sopra (Marco: "ma come si guida su 'sta roba?! Ma voi siete PAZZI!!")

Dopo pranzo facciamo l'unica cosa che ci viene in mente, ovvero foto con dune sullo sfondo e filmati con dune sullo sfondo, Simone trova il modo di stendersi con il suo GS su un pezzo di sabbia soffice travestito da sabbia dura e poi via, di nuovo verso l'albergo con l'immagine della piscina ben impressa nella mente!

Arriviamo stremati dai 33 gradi di temperatura, puzzolenti e sudati fradici, ringraziamo Marco per la Decisione Non-Poi-Così-Giusta di andare a Merzouga e ci ributtiamo in piscina prima di collassare al suolo. Seguono indimenticabili momenti di penniche, giocate a Bang!, stesura del blog e cazzeggio spontaneo.

Rimane tuttavia una cosa da fare, un'importante tappa di questo viaggio che abbiamo rimandato fino al tardo pomeriggio per non morire arrostiti nel tentativo. Bisogna provare a cavalcarle, le dune! Il più determinato di tutti è Emiliano, che con il Pegaso -per una volta- ha un chiaro vantaggio su tutti gli altri, avendo la moto più leggera. Sembra inoltre essere l'unico ad avere il coraggio di affrontare con un mezzo a due ruote le stesse dune su cui a volte è difficile camminare a piedi, fatte di sabbia quasi impalpabile e pareti spesso ripidissime, in cui si affonda facilmente fino alle caviglie.

L'inizio è molto cauto e Emiliano "ci gira intorno" (sia in senso figurato che pratico) più di una volta, ma una volta raccolto il coraggio, sotto le sferzate da consumato coach di Giacomo ("Daje er gassoneeeeeee!!!"), si lancia sulla prima duna, riuscendo a salirla fino in cima senza cadere o fermarsi. Applausi, urla, abbracci, foto in tutte le pose possibili e immaginabili! Ce l'ha fatta!!

Vedere Emiliano che comincia a fare su e giù sulle dune mentre io faccio foto mi fa troppo rosicare, penso "ma sì, chissenefrega!" e corro a prendere Carlotta al parcheggio. E' senza valigie e bagagli, ma sono pur sempre quasi 300 chili di Adventure, per di più azzoppata davanti e con vari pezzi che si tengono col nastro adesivo. E io sono in jeans e maglietta. Ma si vive una volta sola, ogni lasciata è persa, e quando mi ricapita, e tante altre cose che mi ripeto come un mantra mentre mi avvio un po' titubante verso la prima duna.
I primi tentativi falliscono per eccesso di prudenza: provo a salire a velocità troppo bassa e dopo pochi metri la moto comincia a sprofondare letteralmente, rimanendo conficcata nella sabbia. Scenografico, ma ho fatto sì e no 20 metri! Non va bene.
Con l'aiuto degli altri la riportiamo giù e riprovo. Idem.
E' al terzo o quarto tentativo che mi decido a spalancare il gas come si deve e a buttare tutto il peso indietro (**) e finalmente, in un misto di esaltazione e terrore salgo senza rallentare, con la moto che sembra galleggiare sulla stessa sabbia che fino a poco fa mi inghiottiva quasi istantaneamente! Va, va, va! Credo che se volessi potrei continuare così ancora per un po', ma preferisco fermarmi sulla sommità e godermi il mio personalissimo successo. Per questo viaggio il jolly me lo sono già giocato, meglio non esagerare!

Sono contentissimo, ammiro al mia Carlotta conficcata nella sabbia in estasi mentre Emiliano continua a salire e scendere dalle dune dimentico di tutto. Ormai non lo fermiamo più, ci ha preso gusto e si diverte come un bambino, tra noi scherziamo sul fatto che per fortuna tra poco finirà la benzina e dovrà fermarsi per forza! Un'improvvisa caduta (da cui si rialza ridendo) lo convince che è arrivato il momento di riposarsi. Il sole sta calando, le nostre ombre e quelle delle moto si allungano per decine di metri su uno dei paesaggi più spettacolari che io abbia mai visto.

Siamo felici, siamo in Africa.

(Tommygun)

(*) la mia performance acrobatica di qualche giorno fa mi consente di sminuire le cadute di tutti gli altri, fatevene una ragione.
(**) Giada, se leggi questo sii fiera di me!

2 commenti:

  1. Cari,
    da ideatore del nome del raid non vi nascondo la mia sanissima invidia nel leggere i vostri racconti.
    Vivo questi momenti come se fosse lì con voi.
    Bravi!!!

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  2. Grande tommygun, direi con rinnovato spirito ! (Grazie anche alle dune nostre complici che abbiamo pagato profumatamente per tenere a 'galla' te e la povera Carlotta).
    Sono fiero anche della transalp e dell'Uomo Forte ;)

    Zullinux

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