Il proposito di partire da Zagora col fresco si concretizza in una partnza a mezzogiorno e mezzo, con 37 gradi all'ombra. Non chiedete perché, non lo sappiamo nemmeno noi!
Oltretutto la strada che vogliamo fare non è quella asfaltata che porta direttamente a Ouarzazate (meta del giorno), ma una pista sterrata che corre parallela alla strada normale, in quella che viene chiamata la valle delle mille kasbah. E' una striscia di terra eccezionalmente fertile e lussureggiante che si snoda lungo il percorso del fiume, una bellissima vallata punteggiata di palmeti, coltivazioni, piccoli villaggi e -scopriremo presto- tanta polvere e sabbia.
Non solo fa un caldo rovente, ma seguire la pista principale si rivela ben presto un'impresa. Un dedalo di sentierini, deviazioni e incroci ci porta più volte in strade senza uscita o in posti da cui dobbiamo comunque tornare indietro. Ogni volta è una faticaccia, Giacomo resta impantanato in un sabbione in salita e devono spingerlo in due per tiralo fuori, Marco scivola a bassa velocità su una cresta di sabbia e ghiaia e appoggia la moto su un fianco. Sono tutte cose "da poco", ma è tale il caldo che ogni volta che rialziamo una moto o dobbiamo fare una semplice inversione ci ritroviamo col fiatone e zuppi di sudore. Sono circa le tre di pomeriggio quando decidiamo di abbandonare l'impresa e di riguadagnare la strada asfaltata. in quasi tre ore abbiamo percorso poco meno di trenta km, siamo stanchi morti e ci sono ancora 150 km per Ouarzazate.
Con l'asfalto va decisamente meglio, anche se il caldo soffocante rende estremamente spossante anche guidare su strade normali. Arriviamo infine a Ait Ben Haddou un suggestivo paese alle pendici di una specie di antica rocca (in realtà un granaio fortificato), in cui troviamo subito un albergo modesto dove fermarci, dotato dell'unico vero confort cui non sappiamo/possiamo rinunciare: la doccia calda!
Nel frattempo Emiliano e Simone sono riusciti anche a contattare Remi, un tipo che hanno conosciuto giorni fa all'officina di Aziz, quando il Pegaso era sotto i ferri per tentare di aggiustarne la carburazione.
Si trova in un paese vicinissimo a dove siamo noi e stasera tiene una festa a casa con degli amici per festeggiare i suoi ultimi giorni in Marocco. Tra pochi giorni tornerà in Francia, suo paese d'orgine, perché dopo mesi di vita da disoccupato ha finito i soldi!
E' ormai sera inoltrata quando Remi ci viene a prendere col suo pulmino/camper e ci porta a casa sua, dopo qualche minuto di guida molto... spigliata lungo le buie stradine della vallata.
Basta varcare la soglia della sua abitazione, in un quartiere deserto con in terra solo polvere e sassi, per essere proiettati in una soprendente dimensione parallela: tre ragazzi e due ragazze, tutti decisamente europei, alle prese con bistecche alla brace, birre ghiacciate (birre, santocielo, BIRRE!) e musica dei Mano Negra in sottofondo! Il tutto nel cortile di una tipica casa Berbera, fatta di mattoni e fango alla maniera del luogo, ma completamente ristrutturata e ripulita. E' seguita una serata decisamente alcolica e piacevole, dove tra le altre cose, in un mix di inglese/francese/italiano/spagnolo si è giocato a "indovina il mestiere dalla faccia". Sarete felici di apprendere che io sono risultato essere un barman di night club (o, in alternativa, il proprietario di un ristorante), Giacomo un imprenditore, Simone uno statale a cui cade la penna alle 4 del pomeriggio, Marco un coiffeur e Emiliano un informatico. Niente male, eh?
Oltretutto la strada che vogliamo fare non è quella asfaltata che porta direttamente a Ouarzazate (meta del giorno), ma una pista sterrata che corre parallela alla strada normale, in quella che viene chiamata la valle delle mille kasbah. E' una striscia di terra eccezionalmente fertile e lussureggiante che si snoda lungo il percorso del fiume, una bellissima vallata punteggiata di palmeti, coltivazioni, piccoli villaggi e -scopriremo presto- tanta polvere e sabbia.
Non solo fa un caldo rovente, ma seguire la pista principale si rivela ben presto un'impresa. Un dedalo di sentierini, deviazioni e incroci ci porta più volte in strade senza uscita o in posti da cui dobbiamo comunque tornare indietro. Ogni volta è una faticaccia, Giacomo resta impantanato in un sabbione in salita e devono spingerlo in due per tiralo fuori, Marco scivola a bassa velocità su una cresta di sabbia e ghiaia e appoggia la moto su un fianco. Sono tutte cose "da poco", ma è tale il caldo che ogni volta che rialziamo una moto o dobbiamo fare una semplice inversione ci ritroviamo col fiatone e zuppi di sudore. Sono circa le tre di pomeriggio quando decidiamo di abbandonare l'impresa e di riguadagnare la strada asfaltata. in quasi tre ore abbiamo percorso poco meno di trenta km, siamo stanchi morti e ci sono ancora 150 km per Ouarzazate.
Con l'asfalto va decisamente meglio, anche se il caldo soffocante rende estremamente spossante anche guidare su strade normali. Arriviamo infine a Ait Ben Haddou un suggestivo paese alle pendici di una specie di antica rocca (in realtà un granaio fortificato), in cui troviamo subito un albergo modesto dove fermarci, dotato dell'unico vero confort cui non sappiamo/possiamo rinunciare: la doccia calda!
Nel frattempo Emiliano e Simone sono riusciti anche a contattare Remi, un tipo che hanno conosciuto giorni fa all'officina di Aziz, quando il Pegaso era sotto i ferri per tentare di aggiustarne la carburazione.
Si trova in un paese vicinissimo a dove siamo noi e stasera tiene una festa a casa con degli amici per festeggiare i suoi ultimi giorni in Marocco. Tra pochi giorni tornerà in Francia, suo paese d'orgine, perché dopo mesi di vita da disoccupato ha finito i soldi!
E' ormai sera inoltrata quando Remi ci viene a prendere col suo pulmino/camper e ci porta a casa sua, dopo qualche minuto di guida molto... spigliata lungo le buie stradine della vallata.
Basta varcare la soglia della sua abitazione, in un quartiere deserto con in terra solo polvere e sassi, per essere proiettati in una soprendente dimensione parallela: tre ragazzi e due ragazze, tutti decisamente europei, alle prese con bistecche alla brace, birre ghiacciate (birre, santocielo, BIRRE!) e musica dei Mano Negra in sottofondo! Il tutto nel cortile di una tipica casa Berbera, fatta di mattoni e fango alla maniera del luogo, ma completamente ristrutturata e ripulita. E' seguita una serata decisamente alcolica e piacevole, dove tra le altre cose, in un mix di inglese/francese/italiano/spagnolo si è giocato a "indovina il mestiere dalla faccia". Sarete felici di apprendere che io sono risultato essere un barman di night club (o, in alternativa, il proprietario di un ristorante), Giacomo un imprenditore, Simone uno statale a cui cade la penna alle 4 del pomeriggio, Marco un coiffeur e Emiliano un informatico. Niente male, eh?
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