venerdì 4 maggio 2012

The flying Duckman


Parto dalla fine: stiamo bene, anzi da dio. E soprattutto Claudio sta bene a parte la ferita nell'orgoglio e il morale rimasto nel fosso.

Premesso questo, che è la cosa fondamentale, vi racconto la giornata vista da ultimo della fila (da moto scopa insomma)

Lasciamo l'albergo dove abbiamo trascorso la notte dopo aver assolto ad un paio di compiti importanti: aggiornare il blog dall'unico computer del paese di Imilchil dotato di linea internet e saldare il telaio destro delle valige del Pegaso che aveva patito lo sterrato del giorno prima.
Espletate queste operazioni facciamo rotta verso le famose gole del Dades che scoprireremo da qui a poco che per oggi rimarranno un miraggio. 40 km di asfalto e presso il paese di Agoudal svoltiamo lungo la pista sterrata che conduce alle gole. Inutile che vi dica che anche questa pista che sale tra le montagne, attraversa gole e piccoli torrenti è uno spettacolo mozzafiato...
Saliamo leggeri e spediti, salvo qualche breve tratto la strada è semplice e non ci mette in difficoltà. In poco più di 20 km ci ritroviamo a 2800 mt, e stranamente il nostro oggetto di prese per il culo (il Pegaso, l'avreste mai detto?) continua a trottare vivace.

Sosta esilarante in quota dopo il guado di un micro torrentello che taglia la pista di argilla rossa: 3 di noi passano agili e puliti, io e Claudio che chiudiamo la fila leggermente attardati abbiamo la (s)fortuna di attraversare dopo il passaggio di un Unimog di francesi (avete presenti i camion di Overland? Ecco...) che scava il torrente e lo rende una pozza di fango...le foto che Claudio sicuramente caricherà parleranno per me. Mamma, Simo...preparate le lavatrici, sono una crosta di fango con le gambe!!!
Dicevo, pausa sigaretta foto al fango e risate, tempo per guardare Giacomo che fa il teppista sul fianco della montagna con la moto e l'appoggia per terra fischiettando e facendo finta di niente, tempo per raccogliere Emiliano che dopo 20 metri che siamo ripartiti dice che si è distratto e si è spalmato per terra, ed arriva il pezzo cult della giornata...interprete Claudio "the flyng Duckman" (per via del papero di pezza che si porta in giro per il mondo come gli gnomi del papà di Amelie).

Ripartiamo dal luogo di distrazione di Emiliano e non facciamo in tempo a percorrere 100 metri: davanti a me ho Marco, e davanti a lui Claudio che in un istante vedo partire perpendicolarmente alla pista verso destra. Un istante durato un secolo per noi che seguiamo...vola sopra al profondo fosso che costeggia la strada, la moto si insacca lì dentro e lui come un super eroe da 4 soldi la scavalca e decide di arare la terra con il casco.

Da bravo e cosciente motociclista la prima cosa che fa è alzare un braccio per farci segno che tutte le ossa stanno al proprio posto, Marco per la fretta di accorrere molla la moto in terra (caro Marco, sappi che nonostante l'emergenza ti verrà conteggiato come caduta!).

Tempo pochi minuti e siamo già al lavoro, Claudio seduto per terra che riprende fiato e si calma, io e Marco che proviamo a capire come far uscire 4 quintali di moto da un fosso profondo 1 metro e mezzo.
Ci pensa la mano dal cielo che abbiamo imparato che in Marocco arriva quasi sempre sotto forma di una persona che fa di tutto per aiutarti (certo...mica sempre aggratis): in questo caso è un pastore berbero che molla le sue pecore per venire con piccone e badile a scavare una rampa per far risalire la moto.
La conta dei danni alla moto sulle prime pare miracolosa: un faretto, il becco in plastica, qualche graffio, persino il blocco anteriore ruota cerchio e forcelle pare miracolosamente illeso. Quando stiamo per cantare vittoria un piccolo sgocciolio di olio ci riporta sulla terra...radiatore dell'olio ammaccato, la moto se accesa perde parecchio olio. Fine dei giochi, cosi la moto non si può muovere di qui.

Il pastore si offre di chiamare un camion che ci venga a prendere da Agoudal, lo carico sulla mia moto e sobbalzando facciamo un paio di chilometri per raggiungere l'unico punto della montagna dove c'è un vago segnale telefonico. Tra una trattativa, un mio primo rifiuto scandalizzato, un giro per tornare a consultarmi con i miei compagni, un salvataggio in corner grazie ad un carica batterie solare dono della mia mai cosi prediletta mogliettina che rianima il cellulare del pastore, accettiamo la sua proposta e ci mettiamo ad attendere pazientemente l'arrivo del camion sul luogo del misfatto.

In tutto questo andirivieni avviso a casa che i guadi fangosi sono diventati sei.

La giornata, volo del super eroe a parte, è meravigliosa: ce ne stiamo quassù in grazia di dio, mangiamo risotto knorr, ridiamo, pigliamo per il culo Claudio che trova pure la forza di accettare con un sorriso...e chi ci ammazza?

Ormai si sta facendo tardo pomeriggio, il resto della giornata si consuma in un lungo viaggio di Claudio strizzato su un camion pieno di gente che si carica la moto, nel nostro ritorno ad Agoudal ad attenderlo, nella solita orda di bambini che ci rincorre lungo la strada o che si sporge per farsi dare un "5" o per chiedere soldi, in scene da vera Africa piene di gente che vive nella strada la propria giornata, in file di uomini seduti in terra contro i muri delle case ad osservare in silenzio e nella luce del giorno che si spegne l'andirivieni di questi italiani in sella a grosse moto che non sanno bene dove andare e che portano rumore e polvere in giro per il villaggio.
Riunitici a Claudio scarichiamo la moto ed attendiamo l'arrivo del meccanico del paese, il quale ci dirà che non è attrezzato per saldare il radiatore e per riparare la forcella che ci siamo accorti poco prima essere piegata.

Domani altro giro in camion per Claudio, destinazione Tinerhir. Paese più grande, meccanico più attrezzato, speriamo che ci dica culo :-)

PS: nonostante i guai, il morale è solidissimo e ridiamo parecchio. Sono felice di essere qui con questi ragazzi.

1 commento:

  1. ...ridete parecchio?? a ghè poc da rèder !
    forza Claudio, forza Carlotta e tantissimi inch'Allah perchè mi pare sia il credo di quest'avventura!

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