Sono solo le dieci di sera mentre scrivo queste righe, eppure sono già a letto e dalle facce di tutti di poco fa si sarebbero dette le tre di notte. Siamo felici ma stanchi morti, per molti versi è stata la prima giornata vera di viaggio e la fatica si fa sentire tutta. Come se non bastasse, domattina tocca svegliarsi alle 7 perché c'è da prendere il Pegaso di Emiliano dal meccanico... ma una cosa per volta.
La mattina comincia nell'albergo di Fez con una colazione luculliana e propositi battaglieri: scendere a Sud fino a Midelt, passando per la foresta di cedri di Azrou
Siamo pronti a partire con sospetta puntualità, è rvidente che ormai si stanno rodando i vari meccanismi di preparazionne e carico bagagli di ogni mattina. Peccato che al momento di andarsene, il Pegaso non parta. Ecco. Cioè, qua sono solo due giorni che siamo in giro e già c'è da spingere una moto in mezzo ai passanti, per metterla in moto "a strappo". Che voi forse non vi rendete conto, ma non c'entra niente con l'immagine di rude e maschio motociclista avventuriero che così faticosamente ci si costruisce per anni. Insomma, spingi qui e smadonna di là, alla fine l'apriliona parte, ma solo perché Giacomo ha l'intuizione di verificare la posizione dell'interruttore di emergenza, che infatti era su OFF. Giacomo 1, Emiliano 0 (con disonore).
Il viaggio della mattina scorre liscio e senza troppe sorprese. L'attraversamento dei sobborghi di Fez, tratti di strada attraverso piccoli villaggi immersi nel verde, una sosta per fare benzina al Pegaso, alcune alture rocciose spazzate da un vento freddo e tagliente, una pausa sigaretta-sgranchimento-chiacchiera, l'attraversamento -davvero commovente- di un piccolo villaggio all'ora dell'uscita da scuola, con folle di bambini che ci correvano incontro festanti e salutavano sbracciandosi dai lati della strada.
E poi di nuovo qualche sosta per fare foto e riprese, un'altra visita al benzinaio per fare il pieno al Pegaso, ecc.
Ora, spero mi scuserete se faccio un breve commento molto personale, rivolto al proprietario dell'allegro monocilindrico. Luca, lo so che stai leggendo questo blog. Volevo dirti che questa cosa del Pegaso che fa 10 km con un litro e va in riserva ogni 30 minuti un po' la trovo divertente, mi ricorda bei momenti che abbiamo passato insieme e tanti aneddoti simpatici.
Dico davvero.
Però checcavolo, eh! Stiamo senpre a far benzina! Sarà da ridere quando non ci saranno più distributori ogni 20 km... qualcosa ci inventeremo.
Nel frattempo, tra una sosta e l'altra, ci rendiamo conto che della foresta di cedri non c'è ombra, non si trova. La strada che abbiamo preso, nonostanta vada nella direzione giusta, non è evidentemente quella che pensavamo e ci ritroviamo più a Est del previsto. Decidiamo perciò di puntare direttamente su Midelt senza indugiare oltre. Arrivarci prima del previsto sarà comunque un vantaggio, dato che da lì parte il cosiddetto Cirque du Jaafar, un percorso fuoristrada molto suggestivo che avevamo intenzione di fare il giorno dopo. Arrivando in anticipo potremmo lasciare tutti i bagagli in albergo e andare a saggiare il percorso con le moto scariche (e quindi più facili da guidare) a beneficio soprattutto di Marco e Emiliano che non hanno esperienza di guida in fuoristrada. Noialtri invece siamo dei fichi che sanno già fare tutto bene, nel caso non aveste capito il messaggio implicito nella frase precedente, eh.
E' più o meno l'una passata quando il paesaggio comincia a mutare radicalemente. Dopo grandi pianure piene di verde e pascoli, con imponenti catene montuose innevate a fare da sfondo, cominciamo a salire la tortuosa strada che porta a un valico.
Ancora poche curve e si apre davanti a noi un panorama spettacolare: una distesa brulla immensa, spazi aperti a perdita d'occhio attraversati da una lunghissimo rettilineo senza anima viva. un altopiano desertico a nostra completa disposizione, dominato dall'azzurro del cielo e dal color ruggine della terra.
Gli ultimi chilometri volano via in un attimo, portandoci dritti a Midelt e da lì, finalmente, all'albergo: un luogo spettacolare indicatoci da un abitante del posto, una specie di villa/fortino isolato sulla sommità di una collina, da cui si domina tutta la valle circostante e da cui in pochi minuti si arriva al "circuito" in fuoristrada di Jaafar.
Mangiamo qualcosa al volo, diamo un po' di consigli su come affrontare la guida sullo sterrato e cerchiamo di tranquillizzare i nostri compagni neofiti sul fatto che non è niente di trascendentale o di pericoloso. Non so perché ma le nostre rassicurazioni non sembrano particolarmente efficaci, anche se sospetto che i discorsi tra me, Giacomo e Simone su quali pezzi togliere dalle moto per non danneggiarli nelle cadute, le dissertazioni su quali tasche preferire per tenere telecamere e macchine fotografiche perché meno esposte in caso di caduta, nonché le protezioni aggiuntive da noi indossate (sempre perché, beh, in caso di caduta!)... insomma sì, siamo un po' stronzi! Eheh...
E invece alla fine (come era ovvio) non solo non è caduto nessuno, ma i pochi chilomeri fatto sono stati divertenti per tutti. La normale insicurezza dei primi minuti si è velocemente dissolta come nebbia al sole, il passo e la confidenza sono aumentati in modo evidente ed è stato emozionante riassaporare il piacere così difficile da descrivere di muoversi solitari in scenari bellissimi, con la terra e le pietre che scorrono veloci sotto la moto, senza nessun altro in vista per distanze apparentemente infinite. Meraviglia.
Peccato solo che il Pegaso a un certo punto si sia piantato.
Eh già, dopo qualche singhiozzo e sputazzo il monocilindrico dell'Aprilia ha deciso che per oggi poteva bastare e ha gettato la spugna, lamentando un'altitudine non appropriata per il suo fine palato. Per la cronaca (e per Luca, che forse avrete intuito essere il proprietario del mezzo) stavola parliamo di 1800 metri.
Si decide che l'unica cosa sensata da fare è tornare verso l'albergo e cercare un meccanico che possa mettere mano alla carburazione della simpatica moto color granata. Sfruttando la strada in discesa e il fatto che a quote più basse il Pegaso sembra respirare di nuovo riusciamo a portarlo fino al paese, dove nel frattempo abbiamo scoperto esserci un'officina adatta al nostro caso.
Lì Giacomo e Emiliano fanno la conoscenza di Aziz, un meccanico apparentemente molto abile e promettente a dispetto della discutibile officina in cui lavora. Uno che tra le altre cose ha "saggiato" la benzina della moto con le mani prima di stabilire che conteneva acqua. Mah. In ogni caso l'ha smontato da cima a fondo e ci lavorerà durante la notte. Per domattina speriamo che sia tutto a posto.
ORA sì che le cose cominciano a farsi davvero interessanti. Benvenuti in Marocco, verrebbe da dire.
PS: tanto per non farci mancare nulla, la mia moto ha un trafilaggio d'olio dal cardano. Sembra solo un trasudo per ora, speriamo non peggiori. Lo scrivo per dire che al Pegaso in fondo gli vogliamo bene, perché almeno non fa finta di essere inarrestabile!
PPS: sarà pure Africa, ma qua fa un freddo boia! Però c'è il sole. :)
questi giorni mi stavano fischiando le orecchie e non capivo perché .... ora finalmente lo leggo !!!!
RispondiEliminaQuando ho visto che c'erano nuovi post ... ho fatto subito ctrl+F per cercare se c'erano notizie sul pegaso... 13 risultati: qualcosa è successo !!!! :)))
Cavolo ... mi dispiace per Emi ... (e anche per voi che gli "dovete" stare dietro ... )
certo 1800 metri sono davvero pochi ... ma pure voi andate in marocco e osate salire tanto in alto !!!!
La foto della moto nuda dal meccanico mi ha portato alla mente delle immagini già viste !!!
e poi ... adesso che ci penso ... mi sono dimenticato di dare a Emi il pezzo fondamentale: la tanica che mi ero comprato a Caraz (perù) e che portavo sul portapacchi posteriore come riserva ulteriore di benzina, cavolo era fondamentale !!!
Cercatene una ...
Luca
P.S.1: grazie claudio per la "nota romantica" ... sai bene che sono li con voi ... col cuore...
P.S.2: ... ma un GPS ce l'avete !?!?!? dagli errori che fate inizio ad avere dei dubbi ...