Ruby Rubacuori Raid
Cinque deficienti alla ricerca dell'Ufficio Anagrafe di Fkih Ben Salah. In moto.
sabato 12 maggio 2012
venerdì 11 maggio 2012
Siamo Marocco. Siamo finalmente pronti!
Missione compiuta!! Ore 12 circa, siamo sotto al cartello stradale che in arabo ed in francese segnala
l'ingresso nella cittadina di FKIH BEN SALAH!!
Con una breve e commossa cerimonia applichiamo l'adesivo ufficiale del viaggio su di esso, stringendoci la mano
e dandoci pacche sulle spalle per complimentarci del coronamento del nostro sogno.
Non siamo semplicemente arrivati qui percorrendo centinaia di chilometri, siamo giunti qui dopo un percorso
spirituale e culturale che ci ha trasformati. Ora siamo Marocco. Siamo Africa. Siamo Ruby.
Festeggiamo il successo e la nostra ultima notte in Marocco a Mehdia, una cittadina di mare a nord di Rabat dove
durante il giorno si radunano tutti i coatti della zona che fischiano alle ragazze, fanno su e giù per la strada
con macchine scassate ma super pompate ecc...ecc...
Cena a base di ottimo pesce (12 euri) e birra in un ambiguo locale frequentato dalla mala locale e da
improbabili "signorine" a pagamento.
Si torna a casa, ultimi 200 km domani per arrivare al posto di Tangeri e poi 2 giorni nella pancia del
traghetto.
l'ingresso nella cittadina di FKIH BEN SALAH!!
Con una breve e commossa cerimonia applichiamo l'adesivo ufficiale del viaggio su di esso, stringendoci la mano
e dandoci pacche sulle spalle per complimentarci del coronamento del nostro sogno.
Non siamo semplicemente arrivati qui percorrendo centinaia di chilometri, siamo giunti qui dopo un percorso
spirituale e culturale che ci ha trasformati. Ora siamo Marocco. Siamo Africa. Siamo Ruby.
Festeggiamo il successo e la nostra ultima notte in Marocco a Mehdia, una cittadina di mare a nord di Rabat dove
durante il giorno si radunano tutti i coatti della zona che fischiano alle ragazze, fanno su e giù per la strada
con macchine scassate ma super pompate ecc...ecc...
Cena a base di ottimo pesce (12 euri) e birra in un ambiguo locale frequentato dalla mala locale e da
improbabili "signorine" a pagamento.
Si torna a casa, ultimi 200 km domani per arrivare al posto di Tangeri e poi 2 giorni nella pancia del
traghetto.
44 gradi in fila per sei col resto di 2
Vabbè ragazzi dai, ieri ha fatto un caldo porco oggi davvero si parte presto eh!!
Certo, prima dobbiamo visitare la città vecchia di Ait Ben Haddou accompagnati dal fuorissimo amico marocchino di Remy. Uno che continuamente ci dice che è un musicista (suona percussioni), che canta, che sogna di fare una tournè in Italia (con Remy che ride dicendogli che servono i soldi), che fa tutto pour l'amicisia, pour l'amour, per le relations internasionali, para la vida e los amigos, per far connaitre le patrimonio de l'Unescò a todo el mundo.
Ait Ben Haddou vecchia è veramente carina, completamente deserta salvo qualche raro turista attratto dalla sua fama di set di innumerevoli film (Il gioiello del Nilo, Il giovane Indiana Jones, Il Gladiatore, Kingdom of
Heaven, Prince of Persia, Lawrence d'Arabia, gesù di Nazareth ecc...ecc...), ed in un'oretta l'abbiamo vista
tutta compreso il granaio fortificato sulla sommità della collina.
Un ultimo saluto a Remy che parte per tornare a Tolosa a lavorare e puntuali coome sveglie saltiamo sulle moto quasi a mezzogiorno (sempre per via di guidare con il fresco...).
La meta è Marrakech, che ci attira certo meno delle piste dell'Atlante sulle quali abbiamo guidato la settimana scorsa, ma ormai che siamo a 150km sarebbe un delitto non trascorrerci almeno una sera.
A dividerci dalla sua confusione fortunatamente c'è una delle più belle strade del Marocco, il passo del Tizi 'n Tichka: essendo già ad Ait Ben Haddou evitiamo la parte sud del Tichka in favore della strada secondaria (che si ricongiunge alla principale appena sotto al passo), sempre asfaltata ma ben più isolata e panoramica. Ci troviamo infatti a guidare lungo una vallata spettacolare, stretta tra montagne rosso fuoco con il solito
tappeto di verde smeraldo...è incredibile quanto sappia essere lussureggiante questa terra.
C'è pure il tempo per fare "rifornimento in volo" al Transalp di Marco e al Pegasino succhiando con un tubo di gomma 10 litri di benzina dal serbatoio di Claudio (io stupidamente ieri non ho riempito la cisterna e oggi mi ritrovo a corto quasi come gli altri due arrivando dopo 70km di spia della riserva accesa a fare un pieno da 32,60 litri su 33).
Quando ci riforniamo di benzina sono circa le 16 e il termometro del GS segna 39 terribili gradi...ci
trasciniamo fino ad un bar per un favoloso gelato confezionato (dopo 15 giorni pure quello ha il sapore di
paradiso!) prima di affrontare gli ultimi 38 chilometri durante i quali il termometro sale fino a 44°.
Vestiti da capo a piedi, con stivali da fuoristrada, moto bollenti, 44° e il traffico di Marrakech arriviamo al
primo hotel che incontriamo lungo la strada e lo prendiamo senza discutere...siamo veramente a pezzi, le scorte di acqua nelle camelback prosciugate o buone per farci il tè. Basta buttarci dentro la bustina.
Serata turisti in sandali e pantaloncini corti (finalmente!!) gironzolando intorno alla piazza jbabujalùj o
qualcosa di simile (è difficile dai!!) tra incantatori di serpenti, scimmie ammaestrate e maltrattate dai propri
padroni, spremute d'arancia gelate che sicuramente mi si riproporranno domani, turisti di ogni parte del mondo, suonatori di bonghi, qualche birra e tajine (EBBASTA!!!!) sulla terrazza di un ristorante che domina questa parte della città. Compreso nel prezzo della cena il modesto spettacolo della versione sovrappeso e scoordinata di Shakira che prova (ovviamente invano) a coinvolgerci nella sua danza del ventre.
Domani mattina sveglia presto, partiamo con il fresco. Bwahahahahahaha....
mercoledì 9 maggio 2012
Baristi e coiffeurs
Il proposito di partire da Zagora col fresco si concretizza in una partnza a mezzogiorno e mezzo, con 37 gradi all'ombra. Non chiedete perché, non lo sappiamo nemmeno noi!
Oltretutto la strada che vogliamo fare non è quella asfaltata che porta direttamente a Ouarzazate (meta del giorno), ma una pista sterrata che corre parallela alla strada normale, in quella che viene chiamata la valle delle mille kasbah. E' una striscia di terra eccezionalmente fertile e lussureggiante che si snoda lungo il percorso del fiume, una bellissima vallata punteggiata di palmeti, coltivazioni, piccoli villaggi e -scopriremo presto- tanta polvere e sabbia.
Non solo fa un caldo rovente, ma seguire la pista principale si rivela ben presto un'impresa. Un dedalo di sentierini, deviazioni e incroci ci porta più volte in strade senza uscita o in posti da cui dobbiamo comunque tornare indietro. Ogni volta è una faticaccia, Giacomo resta impantanato in un sabbione in salita e devono spingerlo in due per tiralo fuori, Marco scivola a bassa velocità su una cresta di sabbia e ghiaia e appoggia la moto su un fianco. Sono tutte cose "da poco", ma è tale il caldo che ogni volta che rialziamo una moto o dobbiamo fare una semplice inversione ci ritroviamo col fiatone e zuppi di sudore. Sono circa le tre di pomeriggio quando decidiamo di abbandonare l'impresa e di riguadagnare la strada asfaltata. in quasi tre ore abbiamo percorso poco meno di trenta km, siamo stanchi morti e ci sono ancora 150 km per Ouarzazate.
Con l'asfalto va decisamente meglio, anche se il caldo soffocante rende estremamente spossante anche guidare su strade normali. Arriviamo infine a Ait Ben Haddou un suggestivo paese alle pendici di una specie di antica rocca (in realtà un granaio fortificato), in cui troviamo subito un albergo modesto dove fermarci, dotato dell'unico vero confort cui non sappiamo/possiamo rinunciare: la doccia calda!
Nel frattempo Emiliano e Simone sono riusciti anche a contattare Remi, un tipo che hanno conosciuto giorni fa all'officina di Aziz, quando il Pegaso era sotto i ferri per tentare di aggiustarne la carburazione.
Si trova in un paese vicinissimo a dove siamo noi e stasera tiene una festa a casa con degli amici per festeggiare i suoi ultimi giorni in Marocco. Tra pochi giorni tornerà in Francia, suo paese d'orgine, perché dopo mesi di vita da disoccupato ha finito i soldi!
E' ormai sera inoltrata quando Remi ci viene a prendere col suo pulmino/camper e ci porta a casa sua, dopo qualche minuto di guida molto... spigliata lungo le buie stradine della vallata.
Basta varcare la soglia della sua abitazione, in un quartiere deserto con in terra solo polvere e sassi, per essere proiettati in una soprendente dimensione parallela: tre ragazzi e due ragazze, tutti decisamente europei, alle prese con bistecche alla brace, birre ghiacciate (birre, santocielo, BIRRE!) e musica dei Mano Negra in sottofondo! Il tutto nel cortile di una tipica casa Berbera, fatta di mattoni e fango alla maniera del luogo, ma completamente ristrutturata e ripulita. E' seguita una serata decisamente alcolica e piacevole, dove tra le altre cose, in un mix di inglese/francese/italiano/spagnolo si è giocato a "indovina il mestiere dalla faccia". Sarete felici di apprendere che io sono risultato essere un barman di night club (o, in alternativa, il proprietario di un ristorante), Giacomo un imprenditore, Simone uno statale a cui cade la penna alle 4 del pomeriggio, Marco un coiffeur e Emiliano un informatico. Niente male, eh?
Oltretutto la strada che vogliamo fare non è quella asfaltata che porta direttamente a Ouarzazate (meta del giorno), ma una pista sterrata che corre parallela alla strada normale, in quella che viene chiamata la valle delle mille kasbah. E' una striscia di terra eccezionalmente fertile e lussureggiante che si snoda lungo il percorso del fiume, una bellissima vallata punteggiata di palmeti, coltivazioni, piccoli villaggi e -scopriremo presto- tanta polvere e sabbia.
Non solo fa un caldo rovente, ma seguire la pista principale si rivela ben presto un'impresa. Un dedalo di sentierini, deviazioni e incroci ci porta più volte in strade senza uscita o in posti da cui dobbiamo comunque tornare indietro. Ogni volta è una faticaccia, Giacomo resta impantanato in un sabbione in salita e devono spingerlo in due per tiralo fuori, Marco scivola a bassa velocità su una cresta di sabbia e ghiaia e appoggia la moto su un fianco. Sono tutte cose "da poco", ma è tale il caldo che ogni volta che rialziamo una moto o dobbiamo fare una semplice inversione ci ritroviamo col fiatone e zuppi di sudore. Sono circa le tre di pomeriggio quando decidiamo di abbandonare l'impresa e di riguadagnare la strada asfaltata. in quasi tre ore abbiamo percorso poco meno di trenta km, siamo stanchi morti e ci sono ancora 150 km per Ouarzazate.
Con l'asfalto va decisamente meglio, anche se il caldo soffocante rende estremamente spossante anche guidare su strade normali. Arriviamo infine a Ait Ben Haddou un suggestivo paese alle pendici di una specie di antica rocca (in realtà un granaio fortificato), in cui troviamo subito un albergo modesto dove fermarci, dotato dell'unico vero confort cui non sappiamo/possiamo rinunciare: la doccia calda!
Nel frattempo Emiliano e Simone sono riusciti anche a contattare Remi, un tipo che hanno conosciuto giorni fa all'officina di Aziz, quando il Pegaso era sotto i ferri per tentare di aggiustarne la carburazione.
Si trova in un paese vicinissimo a dove siamo noi e stasera tiene una festa a casa con degli amici per festeggiare i suoi ultimi giorni in Marocco. Tra pochi giorni tornerà in Francia, suo paese d'orgine, perché dopo mesi di vita da disoccupato ha finito i soldi!
E' ormai sera inoltrata quando Remi ci viene a prendere col suo pulmino/camper e ci porta a casa sua, dopo qualche minuto di guida molto... spigliata lungo le buie stradine della vallata.
Basta varcare la soglia della sua abitazione, in un quartiere deserto con in terra solo polvere e sassi, per essere proiettati in una soprendente dimensione parallela: tre ragazzi e due ragazze, tutti decisamente europei, alle prese con bistecche alla brace, birre ghiacciate (birre, santocielo, BIRRE!) e musica dei Mano Negra in sottofondo! Il tutto nel cortile di una tipica casa Berbera, fatta di mattoni e fango alla maniera del luogo, ma completamente ristrutturata e ripulita. E' seguita una serata decisamente alcolica e piacevole, dove tra le altre cose, in un mix di inglese/francese/italiano/spagnolo si è giocato a "indovina il mestiere dalla faccia". Sarete felici di apprendere che io sono risultato essere un barman di night club (o, in alternativa, il proprietario di un ristorante), Giacomo un imprenditore, Simone uno statale a cui cade la penna alle 4 del pomeriggio, Marco un coiffeur e Emiliano un informatico. Niente male, eh?
martedì 8 maggio 2012
Partenza intelligente
L'imperativo è partire presto la mattina per evitare il caldo di questo sud del Marocco. E infatti la sveglia suona alle 6.30, ma non si sa come mai (anzi si sa...) riusciamo a partire solo alle 9 quando il termometro segna già 30 gradi.
Percorriamo 170 scorrevoli ed asfaltati chilometri fino a Tezzarine in un paio d'ore, fermandoci solo per rifornire The Drinkin' Mytho con qualche bottiglia di benzina da un vecchietto suonato e per scattare alcune foto ad un gregge di dromedari che bruca non si sa cosa lungo la strada.
Il programma studiato ieri sera prevedeva una partenza con il fresco ed una lunga sosta nel mezzogiorno per evitare di guidare nelle ore più calde: almeno su questo siamo precisi...con la scusa di fermarci per un tè ci areniamo in un improbabile "centro turistico" dotato di piscina, facendo nostra la zona ristorante e i provvidenziali divanetti per circa 4 ore.
Alziamo le stanche membra dai divani solamente per ingoiare svogliatamente gli immancabili spiedini di pollo allo zafferano (buonissima la cucina marocchina, ma sto cominciando ad andare in overdose da carne!)
A contribuire alla nostra apatia la televisione trasmette un film indiano doppiato (male) in lingua araba che nonostante i nostri sforzi proprio non riusciamo a non guardare e commentare.
Ripartiamo sotto un sole che continua a mordere feroce, mancano gli ultimi 90 km per arrivare a Zagora. I primi 30 di asfalto, il resto su una pista che costeggia la nuova strada in costruzione (mi ritorna alla mente il viaggio in patagonia, con i lunghi tratti di Ruta40 asfaltata pronta per essere aperta al traffico).
Il caldo è soffocante (37°) quasi quanto la polvere che si solleva al nostro passaggio. Chiudo il gruppo e per lunghi tratti non riesco a vedere la pista interpretandone il fondo in base ai movimenti di Claudio che mi precede. Quando si siede mi siedo, quando si alza in piedi faccio lo stesso, quando lo vedo sbandare per un momento mi aspetto una buca di sabbia.
Procediamo cosi per un pò, e ci fermiamo per riposare vicino ad un pozzo nei pressi del quale 2 bambine ci mostrano alcuni oggetti per venderceli. Sono chiaramente ninnoli donati da gente di passaggio perchè vanno dal braccialetto in ferro alla catenina jamaicana con la foglia di marjiuana, al porta cellulare con il simbolo berbero. Ma come si fa a non dare soddisfazione a queste 2 bimbe? La più piccola ha 2 occhi neri ed uno sguardo cosi serio che non è possibile resisterle...
Nere come i suoi occhi ed i suoi capelli sono le montagne che ci circondano, ora che siamo fermi possiamo alzare lo sguardo dalla strada e capire dove siamo. Nere le pietre che ricoprono il fondo della valle, eredi sbriciolate di un evidente passato vulcanico. Certo tutto questo nero non aiuta a rinfrescare la situazione...
L'arrivo a Zagora è un orgia di palme e di gente per strada, centinaia di ragazzini, meccanici in motorino che ci affiancano per offrirci i servizi della loro officina (ma perchè mai indicheranno la forcella del Pegaso intrisa di olio? Mah...). Dopo un lungo peregrinare avanti e indietro troviamo sistemazione in un modesto ma centrale albergo, le moto parcheggiate sporche e polverose nella hall.
Fa caldo, pure alle 9 di sera...mi sa che domani dovremo partire con il fresco :-)
Percorriamo 170 scorrevoli ed asfaltati chilometri fino a Tezzarine in un paio d'ore, fermandoci solo per rifornire The Drinkin' Mytho con qualche bottiglia di benzina da un vecchietto suonato e per scattare alcune foto ad un gregge di dromedari che bruca non si sa cosa lungo la strada.
Il programma studiato ieri sera prevedeva una partenza con il fresco ed una lunga sosta nel mezzogiorno per evitare di guidare nelle ore più calde: almeno su questo siamo precisi...con la scusa di fermarci per un tè ci areniamo in un improbabile "centro turistico" dotato di piscina, facendo nostra la zona ristorante e i provvidenziali divanetti per circa 4 ore.
Alziamo le stanche membra dai divani solamente per ingoiare svogliatamente gli immancabili spiedini di pollo allo zafferano (buonissima la cucina marocchina, ma sto cominciando ad andare in overdose da carne!)
A contribuire alla nostra apatia la televisione trasmette un film indiano doppiato (male) in lingua araba che nonostante i nostri sforzi proprio non riusciamo a non guardare e commentare.
Ripartiamo sotto un sole che continua a mordere feroce, mancano gli ultimi 90 km per arrivare a Zagora. I primi 30 di asfalto, il resto su una pista che costeggia la nuova strada in costruzione (mi ritorna alla mente il viaggio in patagonia, con i lunghi tratti di Ruta40 asfaltata pronta per essere aperta al traffico).
Il caldo è soffocante (37°) quasi quanto la polvere che si solleva al nostro passaggio. Chiudo il gruppo e per lunghi tratti non riesco a vedere la pista interpretandone il fondo in base ai movimenti di Claudio che mi precede. Quando si siede mi siedo, quando si alza in piedi faccio lo stesso, quando lo vedo sbandare per un momento mi aspetto una buca di sabbia.
Procediamo cosi per un pò, e ci fermiamo per riposare vicino ad un pozzo nei pressi del quale 2 bambine ci mostrano alcuni oggetti per venderceli. Sono chiaramente ninnoli donati da gente di passaggio perchè vanno dal braccialetto in ferro alla catenina jamaicana con la foglia di marjiuana, al porta cellulare con il simbolo berbero. Ma come si fa a non dare soddisfazione a queste 2 bimbe? La più piccola ha 2 occhi neri ed uno sguardo cosi serio che non è possibile resisterle...
Nere come i suoi occhi ed i suoi capelli sono le montagne che ci circondano, ora che siamo fermi possiamo alzare lo sguardo dalla strada e capire dove siamo. Nere le pietre che ricoprono il fondo della valle, eredi sbriciolate di un evidente passato vulcanico. Certo tutto questo nero non aiuta a rinfrescare la situazione...
L'arrivo a Zagora è un orgia di palme e di gente per strada, centinaia di ragazzini, meccanici in motorino che ci affiancano per offrirci i servizi della loro officina (ma perchè mai indicheranno la forcella del Pegaso intrisa di olio? Mah...). Dopo un lungo peregrinare avanti e indietro troviamo sistemazione in un modesto ma centrale albergo, le moto parcheggiate sporche e polverose nella hall.
Fa caldo, pure alle 9 di sera...mi sa che domani dovremo partire con il fresco :-)
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